Montagnaterapia ed Escursionismo adattato
Alcuni operatori sociali del CISS Ossola, appassionati della montagna, da qualche anno realizzano esperienze e attività in ambienti naturali con persone assistite da Servizi dell’Ente.
In concomitanza con l’avvio di queste iniziative alcuni di loro hanno partecipato a incontri e convegni sulla Montagnaterapia e avviato un percorso di informazione-formazione.
Gli interessi personali uniti alla sperimentazione delle pratiche nei rispettivi contesti di lavoro sociale ed educativo hanno trovato terreno fertile nel nostro territorio: la Val d’Ossola è infatti costituita da un insieme di valli alpine contornate da estese foreste, boschi, corsi d’acqua e monti che si prestano ad ogni tipo di esperienza e pratica. A ciò si aggiunge il fatto che nel territorio ossolano sono presenti il Parco Nazionale della Val Grande, il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero e il Parco Naturale dell’Alta Valle Antrona, oltre alla Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario di Domodossola (Sito UNESCO).
La Montagnaterapia è nata e si è sviluppata a partire dagli anni Novanta in ambiti legati soprattutto alla psichiatria – salute mentale (Trentino e Lazio), ma si è oggi diffusa anche in molte realtà che si occupano di disabilità, dipendenze e patologie oncologiche.
È un approccio che prevede pratiche molto diverse: semplici passeggiate, escursioni, alpinismo, arrampicata, ferrate, ecc. È valido e adattabile a persone con caratteristiche e potenzialità molto differenti.
Si fonda su alcuni concetti, princìpi ed elementi fondanti:
- Camminare: avanzare-cambiare-trasformare, con positivi effetti sul benessere fisico, spirituale e culturale.
- Identità, nella sua dimensione individuale e di gruppo.
- Passione nei confronti di elementi che si incontrano, persone, ambiente, relazioni e interessi da coltivare.
Praticare la Montagnaterapia significa anche mettere in discussione la separazione tra natura e cultura come quella tra mente e corpo. La natura e gli aspetti culturali che si incontrano sul sentiero e la sperimentazione della fatica e dell’esperienza diretta della montagna si armonizzano, contribuendo ad affermare maggiore benessere e stili di vita modificati.
È uno strumento utile a promuovere la resilienza, cioè la capacità di affrontare problemi uscendone rinforzati.
Favorisce l’inclusione, l’integrazione e la partecipazione.
La frequentazione della montagna in un contesto di Montagnaterapia porta a ri-scoprire la sua profonda dimensione di verticalità, nella fatica e nella spiritualità che essa ci evoca; attraverso ciò la montagna si fa maestra del limite. In controtendenza con la quasi ossessione attuale di “andare oltre”, con questo intervento si familiarizza con il limite fisico e mentale, senza viverlo in maniera frustrante, ma riscoprendolo come valore di crescita.
Richiede adattamenti e attivazione. Combatte l’immobilità e la solitudine. Si avvale dei supporti indispensabili degli operatori e degli esperti di montagna.
La Montagnaterapia deve “chiedere di sperimentarsi” invece che “chiedere di cambiare”; ha un’accezione più delicata e abbordabile.
E’ una proposta ed una pratica che porta innovazione dentro i Servizi.
Richiede che ogni iniziativa sia debitamente verificata e valutata.
Comporta un approccio di rete: la ricerca di collaborazioni e contatti con gruppi, Associazioni, CAI, famiglie, Amministrazioni pubbliche.
Contiene elementi significativi di democraticità nel suo prepararsi e svolgersi.
La pratica della Montagnaterapia introduce contesti di cura e relazione nuovi ridefinendo tempi, spazi e ritmi. Rappresenta una filosofia, un approccio, una pratica che si pone a fianco di altre; che non sostituisce, ma integra; che si deve collocare dentro un progetto.
Come ogni progetto orientato alla finalità del prendersi cura, deve essere un intervento strutturato in fasi:
- Attenta analisi della domanda
- Pianificazione dell’uscita, con il coinvolgimento di tutte le figure che interverranno (operatori del servizio, guide-accompagnatori naturalistici, volontari)
- Realizzazione dell'attività
- Valutazione (con possibili ausili di diversa natura: foto-video, realizzazione di un “quaderno dei ricordi” con dati tecnici, foto e parole dei partecipanti; tutto ciò che aiuti a riprendere in un diverso momento e in un differente contesto l’esperienza vissuta)
La Montagnaterapia con persone con disabilità
Obiettivi: prendere confidenza con la montagna montagna; conoscere meglio il territorio; conoscere maggiormente il proprio corpo con le sue potenzialità; sperimentare situazioni piacevoli; accrescere l’autonomia personale.
Le esperienze di Montagnaterapia si inseriscono nel più ampio contesto degli interventi riabilitativi miranti all’inclusione sociale e al miglioramento della qualità di vita.
In tema di mobilità in ambienti naturali con persone con disabilità talvolta è necessario dotarsi della Joëlette, ausilio che permette anche a persone con disabilità motorie la partecipazione alle attività.
In concomitanza con l’avvio di queste iniziative alcuni di loro hanno partecipato a incontri e convegni sulla Montagnaterapia e avviato un percorso di informazione-formazione.
Gli interessi personali uniti alla sperimentazione delle pratiche nei rispettivi contesti di lavoro sociale ed educativo hanno trovato terreno fertile nel nostro territorio: la Val d’Ossola è infatti costituita da un insieme di valli alpine contornate da estese foreste, boschi, corsi d’acqua e monti che si prestano ad ogni tipo di esperienza e pratica. A ciò si aggiunge il fatto che nel territorio ossolano sono presenti il Parco Nazionale della Val Grande, il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero e il Parco Naturale dell’Alta Valle Antrona, oltre alla Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario di Domodossola (Sito UNESCO).
La Montagnaterapia è nata e si è sviluppata a partire dagli anni Novanta in ambiti legati soprattutto alla psichiatria – salute mentale (Trentino e Lazio), ma si è oggi diffusa anche in molte realtà che si occupano di disabilità, dipendenze e patologie oncologiche.
È un approccio che prevede pratiche molto diverse: semplici passeggiate, escursioni, alpinismo, arrampicata, ferrate, ecc. È valido e adattabile a persone con caratteristiche e potenzialità molto differenti.
Si fonda su alcuni concetti, princìpi ed elementi fondanti:
- Camminare: avanzare-cambiare-trasformare, con positivi effetti sul benessere fisico, spirituale e culturale.
- Identità, nella sua dimensione individuale e di gruppo.
- Passione nei confronti di elementi che si incontrano, persone, ambiente, relazioni e interessi da coltivare.
Praticare la Montagnaterapia significa anche mettere in discussione la separazione tra natura e cultura come quella tra mente e corpo. La natura e gli aspetti culturali che si incontrano sul sentiero e la sperimentazione della fatica e dell’esperienza diretta della montagna si armonizzano, contribuendo ad affermare maggiore benessere e stili di vita modificati.
È uno strumento utile a promuovere la resilienza, cioè la capacità di affrontare problemi uscendone rinforzati.
Favorisce l’inclusione, l’integrazione e la partecipazione.
La frequentazione della montagna in un contesto di Montagnaterapia porta a ri-scoprire la sua profonda dimensione di verticalità, nella fatica e nella spiritualità che essa ci evoca; attraverso ciò la montagna si fa maestra del limite. In controtendenza con la quasi ossessione attuale di “andare oltre”, con questo intervento si familiarizza con il limite fisico e mentale, senza viverlo in maniera frustrante, ma riscoprendolo come valore di crescita.
Richiede adattamenti e attivazione. Combatte l’immobilità e la solitudine. Si avvale dei supporti indispensabili degli operatori e degli esperti di montagna.
La Montagnaterapia deve “chiedere di sperimentarsi” invece che “chiedere di cambiare”; ha un’accezione più delicata e abbordabile.
E’ una proposta ed una pratica che porta innovazione dentro i Servizi.
Richiede che ogni iniziativa sia debitamente verificata e valutata.
Comporta un approccio di rete: la ricerca di collaborazioni e contatti con gruppi, Associazioni, CAI, famiglie, Amministrazioni pubbliche.
Contiene elementi significativi di democraticità nel suo prepararsi e svolgersi.
La pratica della Montagnaterapia introduce contesti di cura e relazione nuovi ridefinendo tempi, spazi e ritmi. Rappresenta una filosofia, un approccio, una pratica che si pone a fianco di altre; che non sostituisce, ma integra; che si deve collocare dentro un progetto.
Come ogni progetto orientato alla finalità del prendersi cura, deve essere un intervento strutturato in fasi:
- Attenta analisi della domanda
- Pianificazione dell’uscita, con il coinvolgimento di tutte le figure che interverranno (operatori del servizio, guide-accompagnatori naturalistici, volontari)
- Realizzazione dell'attività
- Valutazione (con possibili ausili di diversa natura: foto-video, realizzazione di un “quaderno dei ricordi” con dati tecnici, foto e parole dei partecipanti; tutto ciò che aiuti a riprendere in un diverso momento e in un differente contesto l’esperienza vissuta)
La Montagnaterapia con persone con disabilità
Obiettivi: prendere confidenza con la montagna montagna; conoscere meglio il territorio; conoscere maggiormente il proprio corpo con le sue potenzialità; sperimentare situazioni piacevoli; accrescere l’autonomia personale.
Le esperienze di Montagnaterapia si inseriscono nel più ampio contesto degli interventi riabilitativi miranti all’inclusione sociale e al miglioramento della qualità di vita.
In tema di mobilità in ambienti naturali con persone con disabilità talvolta è necessario dotarsi della Joëlette, ausilio che permette anche a persone con disabilità motorie la partecipazione alle attività.